Passa tu che… Passatore

Sono da poco passate le 7 del mattino e sono seduto in un dehors di Piazza del Popolo a Faenza davanti ad una birra fresca. E ancora non ci credo.
Che sono seduto.
Il mio istinto ha subito trovato la birra ma fa sta facendo fatica ad adattarsi alla nuova posizione.
Ormai dopo più di 15 ore e 101 km non ci credeva neanche lui che avrebbe rivisto una sedia. Il mio piede destro sta bruciando come fosse dentro un forno della pizza, e sono riuscito ad arrivare alla sedia come un bradipo in Brasile che attraversa la strada. Dal bacino in giù manca olio e cigola tutto.
La Stella adesso sorride ma dopo 6 ore di agonia. Si è ripresa al 95mo km e ora non ha male da nessuna parte, maledetta lei e le sue sette vite.
Ma ora possiamo dire di aver vinto la scommessa in pieno.
E posso tornare a pensare a ieri….
Sono passate 16 ore dalla partenza in una caldissima Piazza del Duomo di Firenze.
La Stella era silenziosa come le capita quando è preoccupata. E oggi ne aveva tutte le ragioni. Uscire così tanto dalla comfort zone e infilarsi nel tunnel dell’ignoto è stimolante ma terrorizzante allo stesso modo.
Nessuno dei due si era spinto così lontano. Cento chilometri sono impegnativi in bici…
Lo sguardo del David di Michelangelo, la cupola del Brunelleschi, le decorazioni del campanile di Giotto, palazzo Strozzi con la mostra di Donatello, ho cercato di catturare l’energia giusta durante il nostro breve tour per le meraviglie di Firenze prima di sederci nel dehors di un Irish pub a bere acqua e caffè d’orzo…. Sigh
Quella mancata Guinness urla vendetta ancora adesso ma ci ha permesso di fare la scalata a Fiesole in allegria.
Il fiume di gente è impressionante, siamo tremila e trecento e la strada è completamente invasa da corridori. Dopo un chilometro una voce sentenzia: dai che ne mancano 99…
Io tremo solo a pensarci…
A una curva mi giro e vedo la cupola del Duomo così piccola… ormai pochi corrono, bisogna dosarsi.
Mi ritorna in mente Fiesole quando ci siamo stati vent’anni fa, zia Adelaide che è sepolta qui, anche se quando ci arriviamo penso solo a bagnarmi la testa che bolle…
E meno male che abbiamo il cappello…
Salutiamo Firenze ormai piccola alle nostre spalle e ci infiliamo nel bosco dove un po’ d’ombra ci allieta.
Cominciano i tremendi falsi piani.
Si corre in pianura e si cammina in salita ma quando la pianura è al 2 per cento, non te ne accorgi visivamente e ti stanchi senza accorgertene, o meglio te ne accorgerai più tardi.
E ce ne accorgeremo…
Al Poggio Tre Croci ci sono ali di folla e rivediamo le automobili.
Si scollina e comincia una lunghissima e piacevolissima discesa.
C’è un po’ di brezza e i ristori sono fantastici ma passiamo adesso il cartello 20km…
In discesa si corre, piano ma si corre e poi la strada riprende a scorrere sinuosa coi suoi saliscendi fino al Sieve e a Borgo San Lorenzo. Non siamo mai da soli, è bellissimo.
Passiamo nella bellissima cittadina dove la gente normale prende l’aperitivo, gira per negozi, cazzeggia e per una frazione di secondo vorrei essere al loro posto, ma poi la strada risale e ritorno in me.
Un collega ci spiega che il percorso è parzialmente corribile fino all’inizio della strada per il Passo della Colla, poi per 8 km ci sarà una lunga salita fino al 48mo km dove comincerà una lunga discesa e poi tante piccole salitine fino al 90mo…
Sarà lunga e dura…
La temperatura è ottima, le montagne dell’Appennino ci circondano e davanti a noi con lo sguardo cerco di individuare il Passo. Fioriture ovunque, cielo terso e Sole piacevole, una gioia per gli occhi e per lo spirito.
Così non penso alla fatica e al mio tallone destro che comincia a darmi fastidio.
Continuiamo ad alternare corsa a camminata fino alla base della salita e la Stella è ancora bella tonica, ci avviciniamo al cartello della Maratona e comincia un’altro viaggio.
Ci cambiamo la maglia che comincia la sera e la canotta fradicia comincia a dare fastidio.
Buttiamo i cappellini che ormai non ci serviranno più e ci arrampichiamo di buon passo verso metà percorso.
Siamo ancora circondati da tantissima gente mentre pian piano il tramonto ci avvolge e poco prima della cima tiriamo fuori le pile dallo zaino.
Al 48km ci arriviamo alle 21 e 45 dopo 1100 metri di dislivello e quasi 7 ore di gara.
Ci gustiamo un buon piatto di pasta con parmigiano e un bicchiere di brodo squisito al ristoro che sembra di essere alla Nove Colli.
Siamo ancora in Toscana ma per i ristori sembra di essere già in Romagna.
Ora è buio pesto e ci aspetta una lunga discesa di corsa. Fantastico, solo che le mie gambe sono già belle dure, il tallone è sempre fastidioso e vicino al cartello del 55mo, la Stella si blocca.
Fitta dalle parti del fegato e blocco alla bocca dello stomaco che la fa respirare a fatica.
Okay, camminiamo e poi vediamo se passa.
Siamo sotto un cielo stellato fantastico ma lei se lo gode poco.
Comincia il suo lungo calvario.
Fino al cartello dei 60 km proviamo ad alternare corsetta e camminata ma poi alziamo bandiera bianca.
Faccio 2 calcoli, ci mettiamo 50 minuti a fare 5 km per cui se il suo stomaco non si riprende, contando le pause, abbiamo davanti 8 ore di cammino.
Ma se non mangia e non beve niente, il suo organismo quanto durerà?
Intanto la notte avanza.
A Casaglia i bar e i locali sono aperti e frequentati, ma non solo per l’occasione; é comunque sabato sera e non è neanche mezzanotte…
La discesa è però finita, e in piano e in salita la Stella non ha più il passo del pomeriggio e il mio tallone è sempre lì che mi dà un fastidio…
Crespino sul Lamone, Camurano e Biforco non li avevo mai sentiti nominare prima d’ora ma sono una piacevole oasi nel mare della notte che ci avvolge.
È una sensazione fantastica. La Stella se la gode poco ma io sono un bambino al luna Park.
Guardo l’orologio che segna le 2 e 20 del mattino e penso: all’alba chissà dove saremo.
E intanto i km aumentano e arriviamo a Marradi, definita da un cartello: città del buon vivere e del marrone.
Da queste parti ho letto anche il cartello di un paese dell’acqua buona ma non ricordo più a che punto…
Troppi pensieri e soprattutto preoccupazioni…
La faccia della Stella ai ristori è inequivocabile. Ha la nausea e non va giù nulla. Spero che da sopra o da sotto le si sblocchi qualcosa, se no son guai…
Ma intanto i cartelli e i km aumentano…
Passiamo il 70 e poi il 75 nel cuore della notte e a San Cassiano ci fermiamo 5 minuti. Ci sdraiamo su un prato e guardiamo le stelle.
Le mie gambe sono dure come il legno e ogni 5 km ai ristori mangio per tutti e due.
La piadina coi cubetti di mortadella la metto al primo posto senza ombra di dubbio..
Ogni tanto ci supera qualcuno correndo, ogni tanto superiamo qualcuno camminando, fatto sta che c’è sempre gente intorno a noi, e le auto e le bici che ci superano, sono di parenti, amici o compagni di quelli in gara e che quindi vanno piano e non dobbiamo preoccuparcene.
Stiamo pur sempre camminando in mezzo alla SR302 nel cuore della notte.
In un paese che potrebbe essere Fognano o una roba del genere, fuori da un pub aperto con musica a tutto volume c’è un capannello di persone che ci incita come fossimo i primi..
Al cartello 85 realizzo che comunque arriveremo.
Se lo stomaco della Stella si sblocca…
Alle 4 e mezza di notte passiamo per Ponte Nono e non c’è nessuno. Tutti dormono…. Meraviglioso.
I contorni dell’Appennino si distinguono comunque nella notte ma in lontananza vedo la luce di una rocca.
È piccola, quindi molto lontana, ma il cartello che mi dice: Brisighella 9 km è inequivocabile.
Lì finisce la valle del Lamone e comincia la pianura e pianura vuol dire Faenza.
Tieni duro Stella…
E poi magicamente comincia a schiarire, dal nero si passa al blu scuro e compare una mezza luna.
E in un attimo il blu schiarisce per lasciare il posto al timido celeste.
Le lampade artificiali non servono più, quella naturale è bella rossa e infuocata davanti a noi.
L’alba di un nuovo giorno che per noi è sempre lo stesso.
La città dell’olio, della Pieve del Tho e della Rocca ci aspetta.
A Brisighella arriviamo dopo le 5 del mattino e un bar sta aprendo…
Cerchiamo con ansia il cartello dei 90 e dopo la breve discesa lo troviamo.
Ormai è chiaro e per strada il traffico cambia.
Ci sono i lavoratori del mattino, basta capirlo dalla velocità con cui ci sorpassano.
Non possiamo più occupare la strada come prima.
Al ristoro del 95mo sono euforico, mangio la mia solita piadina questa volta alla nutella ma la Stella dopo cento metri si ferma e il suo stomaco finalmente si decide.
Il caffè o la coca cola bevuti mille ore fa, non gli sono piaciuti e finalmente li butta fuori.
E ora i dolori son miei, perché lei si ringalluzzisce come si fosse appena svegliata e riprende il suo passo veloce.
E io arranco.
Il tallone ora sta bene, ma le gambe urlano…
Ma 5 km cosa vuoi che siano.
Al cartello Faenza al 97mo, capiamo che addirittura stiamo sotto le 16 ore..
Un trionfo.
Gli ultimi 500 metri riprendiamo a correre, la Stella è bella pimpante mentre io assolutamente no.
Corro come se pesassi cento chili e stessi tirando una carrozza.
Il viaggio finisce sdraiato sul selciato di Piazza del Popolo, con la Stella che mi chiede se sto male….
Secondo me, lei avrebbe continuato ancora un po’….
Io invece non vedo l’ora di togliermi le scarpe e capisco subito perché.
La pasta fissan che avevo messo sotto le calze per ammorbidire le dita dei piedi, ha fatto reazione con le calze e ho un piede destro rosso e gonfio, soprattutto sul tallone…
Che dilettante che sono, ho voluto emulare Fabio che la usa sempre senza provarla prima.
Sembro Elephant man, come mi dirà lui  poi a pranzo, che adesso è arrivato da diverse ore e ora sta dormendo.
Però so cosa regalargli per il suo compleanno: il mio tubetto è praticamente nuovo e io la fissan non la userò Mai Più.
Col segno della mano come fa la Stella quando vuol essere categorica…